mercoledì 4 settembre 2013

Una proposta per il Centro Storico di Siliqua

Una delle tendenze più importanti degli ultimi anni nell'ambito della pianificazione urbana è sicuramente quella del "recupero" e "riuso" del patrimonio edilizio esistente, in particolare quando si parla di valorizzazione degli insediamenti localizzati all'interno dei centri storici o a ridosso di essi. Questa filosofia è uno dei punti cardini del Piano Paesaggistico Regionale della Regione Autonoma Sardegna, e trova consensi importanti anche in ambito comunitario, con iniziative importanti quali finanziamenti e semplificazioni burocratiche. In quest'ottica va inquadrato il progetto degli architetti Michele Corda e Paolo Meloni, oggetto della Tesi di Laurea, che con il loro lavoro propongono un intervento di recupero e riuso di un insediamento localizzato all'interno del Centro Storico del Comune di Siliqua. Di seguito un estratto della loro proposta per Siliqua.

PREMESSA



La presente tesi non si occupa semplicemente di affrontare un problema di architettura ma si interessa di una serie di problematiche a livello sociale, culturale ed economico che si riflettono su tutta la comunità siliquese.

L’idea di realizzare questa tesi è nata dalla partecipazione al workshop internazionale di architettura, denominato AQUAlab, che si è tenuto a Siliqua dal 19 al 24 settembre 2011. Il workshop organizzato dalla Facoltà di Architettura di Cagliari, s’inse­risce nell’accordo triennale (2011-2013) stipulato tra il Dipartimento di Architettura di Cagliari e l’Amministrazione comunale di Siliqua per la consulenza scientifico-professionale per la predisposizione di linee guida (concept masterplan) per la ricostruzione della città e del paesaggio.



L’unità di ricerca AQUAlab ha individuato tre ambiti di possibile inter­vento che inquadrano, nel tessuto urbano di Siliqua, le maggiori criticità di scala: il margine nord (Playground); il margine sud (AquaPark); l’asse culturale (Palinsesto).

La presente tesi si è concentrata prevalentemente sul tema Palinsesto che ha individuato, nell’asse culturale, l’asse portante di un possibile programma di riquali­ficazione e rigenerazione urbana con la finalità di rinsaldare il rapporto della comunità con i propri “fatti urbani” attraverso il disegno di nuovi possibili usi e significati dello spazio pubblico.

Il territorio comunale di Siliqua presenta un’offerta ricettiva decisamente scarsa, sono presenti appena 20 posti letto dei quali solo 3 nel centro abitato, per una località che vorrebbe fare del turismo uno dei suoi punti di forza per rilanciare l’eco­nomia e l’occupazione del paese, mai come in questo periodo ai minimi termini, trattenendo i visitatori. Tale carenza è emersa in tutta la sua dimensione: in occasione del wor­kshop, che ha visto studenti e tutors dover alloggiare fuori dal paese, con le immaginabili conseguenze in termini di spostamenti e di relazioni totali con la cittadinanza e la sua vita; ed in occasione delle manifestazioni sportive che lo specchio d'acqua dell'invaso della diga di Medau Zirimilis ospita da circa 5 anni, e che vedono atleti e pubblico, presenti per allenamenti e gare a livello nazionale, dover alloggiare fuori dal territorio comunale. Peraltro la ricettività presente fuori dall'urbano sconta l'assenza di una mobilità di collegamento e di una struttura di percorsi e itinerari che consentirebbe di raggiungere agevolmente il paese rendendo più comodo il soggiorno in tali strutture ricettive.

Partendo da questo assunto e dalle potenzialità insite nell’Albergo Dif­fuso, si ritiene che insediare una prima cellula di tale attività, su una delle più incontaminate testimonianze del­la casa campidanese a corte, possa contribuire a rivitalizzare il centro storico ed a colmare una carenza atavica dell’abitato a livello di offerta ricettiva, oltre che a poter creare una importante economia di scala nel momento in cui l’iniziativa venga estesa agli altri edifici storici presenti entro il raggio di 300 m dalla casa Matta.



Infine non meno importante sarebbe la riqualificazione urbana dell’asse culturale e della Piazza Sant’Anna che attualmente rappresentano un ambito totalmente abbandonato a se stesso dove registriamo la pre­senza di tre importantissimi edifici (Chiesa Sant’Anna, Serbatoio Idrico e Casa Matta).



PARTE PRIMA

1.L’albergo diffuso come modello di turismo sostenibile


L'apparato teorico attorno al tema dell’Albergo Diffuso rappresenta un' espressione di una nuova frontiera della ricettività che si addice alle realtà locali minori, spesso relegate al di fuori dei circuiti turistici di massa, per coglierne i valori di autenticità ed unicità. Rappresenta inoltre un modello di turismo sostenibile, sicura occasione di rivitalizzazione del patrimonio abitativo storico in grado di scongiurare l’abbandono dei centri storici e la perdita di identità locale che spesso l’economia turistica determina.


Il concept di Albergo Diffuso (AD), elaborato da Giancarlo Dall'Ara, consiste in un modello di albergo orizzontale, sostenibile, un attrattore per i centri storici e i borghi italiani. Un modello di albergo originale che non si limiti ad offrire solo posti letto, ma racchiuda in se la possibilità di vivere lo stile di vita in un borgo, alloggiando in case che si trovano in mezzo a quelle dei residenti, una forma di ospitalità fatta di case messe in rete tra loro, case ripensate come camere, come la hall di un albergo, ma soprattutto come luogo di accoglienza, dove sia possibile creare gli spazi comuni e fornire agli ospiti tutti gli altri servizi alberghieri, in un contesto però del tutto originale, quello autentico di un "albergo che non si costruisce".

Pertanto risulta di fondamentale importanza che l’AD sorga in un borgo abitato, in un centro storico con una comunità viva, affinché il tutto possa funzionare occorre proporre una esperienza autentica, uno stile di vita.

L’Albergo diffuso I la normativa regionale


L.R. 11 marzo 1998, n. 9 - Incentivi per la riqualificazione e l’adeguamento delle strutture alberghiere e norme modificative e integrative della legge regionale 14 settembre 1993, n. 40 (Interventi creditizi a favore dell’industria alberghiera). 


L.R. 12 agosto 1998, n. 27 - Disciplina delle strutture ricettive extra alberghiere, integrazioni e modifiche alla legge regionale 14 maggio 1984, n. 22, concernente: “Norme per la classificazione delle aziende ricettive” e abrogazione della legge regionale 22 aprile 1987, n. 21. 


L.R. 21 settembre 2011, n. 19 - Provvidenze per lo sviluppo del turismo golfistico. 



Delibera della Giunta Regionale Sarda n. 28/16 del 26 luglio 2007, disegno di legge concernente il “Riordino della disciplina delle attività ricettive”. 


A distanza di oltre 30 anni dalla nascita dell’idea di Albergo Diffuso registriamo ancora l’assenza di una legislazione a livello nazionale; infatti sono le singole regioni che hanno normato tale innovativo modello di ricettività, nel complesso sono 17 le regioni che hanno provveduto in tal senso, restano escluse Piemonte, Abruzzo e Sicilia.

PARTE SECONDA

2. L’architettura della città: storia e morfologia urbana

Il centro abitato di Siliqua è situato quasi a metà strada fra Cagliari e Iglesias nella vallata attraversata dal rio Cixerri. E’ facile rendersi conto come l’ubicazione, la formazione e lo sviluppo del centro urbano di Siliqua siano stati fortemente condizionati dall’esi­stenza e dalle stesse caratteristiche di questo importante corso d’acqua, che scorre a sud, e dal suo affluente Rio Forrus che lo lambisce a nord.

Siliqua, si è ri­velato un ambito ricco di riferimenti storici, evo­cativi, territoriali. E’ stato dunque necessario riappropriarsi di quest’apparato di riferimento attraverso la costruzione della conoscenza del luogo, basandosi sull’osservazione diretta del contesto e sull’analisi cartografica storica e attuale.

La cartografia indagata consente di pervenire alla conclusione che, a fronte di una notevole riduzione demografica registratasi nell’ultimo ventennio e delle prospettive future che vedono lo stesso trend interes­sare i prossimi 15 anni, si è assistito ad un consumo del territorio che ha interessato le zone periferiche dell’abitato, nello specifico le nuove zone di espansione, dovuto all’abbandono del centro storico e delle zone di completamento. Nel primo caso le ragioni sono da ricercare nell’assen­za di una cultura legata al recupero dell’abitare tradizionale ed agli ec­cessivi costi di acquisizione e recupero degli edifici storici, nel secondo caso è legato alla riduzione delle aree disponibili e conseguentemente al lievitare dei costi delle stesse.

Nonostante il territorio comunale molto vasto, i servizi urbani offerti risultano proporzionati alla dimensione e alla densità abitativa del centro abitato e si rivelano sufficienti per la vita quo­tidiana del paese. La cospicua presenza di esercizi commerciali conferisce al Corso Repubblica una conno­tazione d'uso ben precisa identificandolo come l’unico asse commerciale del paese.L’asse culturale si contraddistingue per la presenza di diversi episodi urba­ni significativi a carattere pubblico, religioso e culturale. 

Elementi di testata di tale asse risultano essere il parco sportivo, ad est, e l'area archeologica, ad ovest, l’ipotesi di trasformazione dei due parchi urbani, assegna a queste polarità la capacità di rigenerare l’intero elemento lineare.


PARTE TERZA

3. Il progetto. Riqualificazione urbana e architettonica lungo l’asse culturale

Gli edifici, come tutte le cose costruite dagli uomini, una volta compiuti si separano dai sentimenti e dalle passioni che li hanno sin li accompa­gnati, dalle contingenze, dalle intenzioni e dai modelli, come scriveva Rafael Moneo, che li hanno caratterizzati. L’architettura infatti nasce da prima sulla base di una richiesta e di un bisogno, in rapporto ad un luogo e ad una società, dentro un sistema di tensioni e di conflitti che hanno la capacità di sublimare fissandosi in forma. Quando poi è cessato il loro antico uso rimane solo l’oggetto, carico di ricordi e ricco di storie. In questa fase l’edificio attraversa una “seconda natura” in cui ritrova una rete di rapporti, di affinità e contra­sti, inimicizie e parentele rinnovate.



E’ nell’attraversamento di questo “nuovo tempo” che l’antica fabbrica della Casa Matta si riscopre come luogo su cui catalizzare tempi e spazi storici, offrendo un’innovativa esperienza ricettiva costruita sulla cul­tura contadina e pastorale, sui suoni, sui profumi e sulle immagini tra­smesse dalle originarie strutture della casa campidanese fatta di corti introverse, di spazi deputati alle differenti e omologate funzioni produt­tive e conviviali, all’interno di un’architettura impregnata della cultura dell’abitare locale che si propone al suo nuovo fruitore coinvolgendolo totalmente e ponendolo al centro del vicinato e della sua vita quotidia­na.


Il fabbricato risale ai primi dell’Ottocento; purtroppo, nonostante le ricerche effettuate, non si è riusciti a risalire ad una data certa sulla sua edificazio­ne e sulle successive fasi di crescita.

Sulla base delle indagini condotte con l’ausilio degli abachi dei tipi edilizi storico-tradizionali, contenuti nel testo “I manuali di recupero dei centri storici della Sardegna - Architettura in terra cruda dei Campidani, del Cixerri e del Sarrabus” - Vol. 1, è stato possibile inquadrare il fabbricato oggetto di studio come:

- Casa a corte retrostante di grande proprietario terriero;

- Casa con la "sala" a fronte, a tre o più cellule, loggiato e rustici.

In base alla Tipologia dell’accesso rientrerebbe tra gli: 

- Isolati con lotti passanti e accesso alla corte sul fronte strada, da nord (schema strada-casa-corte-strada);




L’intera proprietà consta in un lotto allungato che si sviluppa longitudi­nalmente secondo l’asse Nord-Sud avente i due lati corti confinanti con viabilità pubblica ed i due lunghi con proprietà private; si estende per circa 1.599 mq, di cui 348 mq di volumi residenziali e 265 mq di coperture; l’intero complesso evidenzia la fun­zione a cui doveva assolvere nel periodo del suo uso di casa padronale. Risulta ben leggibile la porzione di fabbricati destinati alla residenza (vo­lumi) e quelli destinati alle varie attività (coperture “lollas”).

La casa padronale è composta da: un corpo ad L disposto lungo il confine nord ed ovest, oltre ad un’ulteriore corpo centrale, entrambi destinati ad uso abitativo; una corte antistante ed una corte retrostante tra loro inter­comunicanti; mentre le unità restanti sono adibite a locali di servizio e di supporto alla vita economica familiare quali un granaio, ed alcune tettoie “lollas” dove trovavano posto il ricovero degli animali, dei mezzi e attrezzi e dove si svolgevano piccole attività connesse alla vita agrico­lo-produttiva. 

Mentre il piano primo risultava adibito parte a rimessa granaglie e sementi e parte a zona notte, dove si trovano le camere da letto.

La proposta di riuso tenta prima di tutto di interpretare il recupero della Casa Matta come architettura urbana, che contribuisce a stabilire un sistema di nuove relazioni con gli altri edifici prospicienti, Serbatoio e Chiesa, espresso nel nuovo disegno dell’asse e della piazza Sant’Anna.

I corpi originariamente destinati alla residenza, ospiteran­no l’Albergo Diffuso, potendo evidentemente adeguarsi alla logica dell’impostazione cellulare della fabbrica storica, minimizzando la ne­cessità di demolizioni e adeguamenti distributivi.

La parziale trasformazione dello spazio privato della cor­te in luogo (occasionalmente) pubblico induce a coinvolgere nel riuso gli spazi accessori che fiancheggiano il lato nord della corte, trasformandoli in cafè aperto alla città, veicolo di attrazione e appropriazione da parte della comunità, con una sala attigua per possibili eventi culturali a tema.

La parte restante della sequenza degli spazi accessori che si addossano alla parte occidentale del recinto della corte è predisposta per acco­gliere banchi di vendita ed esposizione di prodotti orticoli (provenien­ti dagli orti periurbani con produzioni a km zero), enogastronomici e dell’artigianato locale, ispirandosi a is pangas cioè al processo storico, spontaneo di colonizzazione degli spazi pubblici e il loro allestimento in mercato temporaneo.

Il nuovo uso della corte nasce dalla sua vocazione originaria, reinterpre­tandola. L’allestimento di un giardino degli odori, che accoglie la coltiva­zione delle erbe aromatiche e delle tipiche piante officiali mediterranee, ritrova affinità con il suo uso storico e ne rinnova la memoria. Svolge però questa operazione alla luce della contemporaneità, riflettendo in particolare il ruolo e il significato attuale che attribuiamo alle attività agricole, praticamente scomparse dalle grandi città metropolitane o, nelle realtà minori, trasformate da attività produttive e di sostentamen­to in attività didattiche o culturali, ricreative o comunque destinate al tempo libero.




Il progetto di riqualificazione della Piazza Sant’Anna si pone un du­plice obiettivo: disegnare la piazza per declinare e tradurre l’appartenenza dello spazio pubblico all’asse storico-culturale, e mettere in relazione le tre presenze architettoniche che lo caratterizzano, cioè la Casa Matta, il Serbatoio idrico e la Chiesa Sant’Anna, oggi prive di qualunque rapporto reciproco, di un disegno comune dello spazio.

Il nuovo disegno della piazza, che prevede un tessuto la­pideo omogeneo e silenzioso, permette, proprio attraverso la sua esten­sione, di mettere in relazione gli oggetti, rivelandone e rafforzandone i valori storici e artistici, sia singolarmente che nel loro costituirsi in in­sieme urbano. 



Lo studio effettuato sulla pianificazione urbanistica e territoriale del comune di Siliqua, a livello generale (Piano Urbanistico Comunale, P.U.C.) ed a livello attuativo (Piano Particolareggiato di attuazione per il Centro Storico, P.P.C.S.), ha evidenziato la totale assenza di una pianificazione operativa che disciplini e contenga le norme attinenti alle attività di costruzione, di trasformazione fisica e funzionale e di conservazione degli elementi architettonici ed urbanistici, degli spazi e degli altri elementi che caratterizzano l’ambiente urbano. 

Il Progetto Due corti nel centro persegue la riqualificazione degli insediamenti storici in un’ottica di crescita e sviluppo, interpretando gli ambiti urbanizzati come un contenitore da riempire di elementi economicamente validi; a scopo di messa a valore del patrimonio urbano e architettonico per il mercato turistico.

L'ipotesi progettuale di recupero della Casa Matta costituisce un'applicazione delle nozioni acquisite sul modello ricettivo dell’albergo diffuso. Il nuovo uso si è dimostrato rispettoso dei vincoli imposti dal vigente apparato normativo (P.U.C. e P.P.C.S.), nonché coerente con la storia ed i caratteri costruttivi della fabbrica e compatibile con il suo impianto distributivo.




L'Albergo Diffuso può pertanto essere valutato come un modello di economia turistica sostenibile per le realtà locali minori, capace di coniugare la rivitalizzazione del patrimonio abitativo storico con la conservazione dell'autenticità dell'identità locale, che spesso l'economia turistica deforma e banalizza.

In questa logica il recupero della Casa Matta acquista lo statuto di architettura urbana, votata a dialogare con lo spazio pubblico e a partecipare alla costruzione di nuove relazioni sia con il serbatoio che con la chiesa, mediante il dialogo tra le due corti, una pubblica e l'altra privata che ambisce ad acquisire una veste semi-pubblica aprendosi alla città con i nuovi usi legati all'AD, manifestazioni enogastronomiche e culturali di vario genere, ospitare spazi espositivi permanenti dell’agroalimentare, dei prodotti agricoli tipici e dei prodotti dell’artigianato locale.

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